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mercoledì 11 gennaio 2017

Il “Natale” torna nella sua “casa”.

Non so voi, ma io faccio sempre molta fatica a riordinare gli addobbi di natale.
Ecco è un lavoro che proprio non vorrei fare e che ritardo scientemente.
E volutamente dimentico di “archiviare” qualcosa, un pezzo che mi ricorda il Natale o l'Epifania, giusto per poterlo vedere ancora lì per qualche giorno.
A casa mia ogni addobbo ha la sua storia: mi ricorda la mia infanzia e si è miracolosamente salvato attraverso mezzo secolo di scatoloni, traslochi, esposizioni, manine piccole e maldestre o l'infanzia di mio figlio e le sue prime paroline, il mitico “papale” che nel suo linguaggio significava appunto l'albero di natale.
Ogni anno rimettere le mani negli scatoloni delle decorazioni alla caccia di questi “pezzi speciali” mi dà grandi emozioni; adoro l'odore particolare delle decorazioni natalizie, un misto tra il muschio che da piccola raccoglievo per il presepe, la resina delle pigne rigorosamente autentiche, un sentore leggermente stantio di umidità dovuto alla conservazione negli angoli più angusti della casa.
Adoro ritrovare negli scatoloni questi pezzi di passato, di storia di vita personale che hanno il segno del passare degli anni, ma per me sono consuetudine ed una sicurezza.
Quindi penso si possa capire anche la mia momentanea tristezza quando li vedo accatastati in attesa di tornare nella loro “casa”.
Non so se avete notato ma, come la lumachina lascia al sul passaggio una striscia di bava, così gli addobbi “fuori servizio” lasciano una scia di brillantini che per qualche giorno ancora fa compagnia.