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mercoledì 14 dicembre 2011

Anch'io faccio la spesa a chilometro zero

Dietro il termine “Chilometro zero”, mutuato dal protocollo di Kyoto,c'è ben altro che una semplice spesa fatta al mercatino rionale che vende solo prodotti locali: si tratta infatti del tentativo di adottare uno stile di vita più sostenibile, di capire che se ceniamo con vino australiano e carne argentina spendiamo, in termini energetici, più di quanto ingurgitiamo.
Accorciare le distanze significa dunque aiutare l’ambiente, promuovere il patrimonio agroalimentare regionale e, cosa che sicuramente non guasta, abbattere i prezzi.

L'idea è veramente molto bella ed è sicuramente da accogliere con entusiasmo, soprattutto se ci sono reali benefici per le nostre tasche e per la nostra salute.
Ad avere aderito con grande convinzione alla creazione di una filiera che permetta la spesa a chilometri zero è stata la Coldiretti
Secondo una stima dell'associazione, scegliendo l’acquisto di prodotti locali e di stagione si possono risparmiare circa 100 Euro al mese su quanto ogni famiglia spende in media per alimenti.
Va valutato non solo il risparmio economico, ma anche il fatto che, acquistando prodotti locali, di stagione e possibilmente senza imballaggi, una famiglia può “risparmiare” fino a 1.000 chili di CO2 ogni anno, dando quindi un aiuto a salvare la Terra dal surriscaldamento globale.



Coldiretti Veneto ha promosso il progetto “Chilometro Zero” con cui intende convincere mense, chef e grande distribuzione a proporre ai consumatori preferibilmente prodotti stagionali del territorio. In Veneto è già attivo un circuito di ristoratori che si son impegnati a servire “menu a km zero” realizzati con ingredienti provenienti dalle campagne circostanti.
Grazie a 25 mila firme raccolte in 4 mesi, il “km zero” è in Veneto una Legge Regionale, la n. 7 del 25 Luglio 2008, modificata dalla Legge n. 3 del 22 gennaio 2010, la prima a livello nazionale del genere, che riconosce le mense collettive, la ristorazione privata e i supermercati che adottano la produzione enogastronomia veneta nella misura percentuale dal 30 al 50 percento.

Forse nessuno sa che il comparto agricolo regionale produce frutta, latte, formaggi, carne, uova, vino e zucchero con livelli di alta qualità e in quantità superiori al fabbisogno della popolazione; nonostante questo il Veneto è la seconda regione in Italia per importazione di prodotti agricoli dall’estero, che vengono spesso spacciati per territoriali.

Non è meglio fare tutti una pausa di riflessione?

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